ERGONOMIA

L'ergonomia, secondo la I.E.A. (International Ergonomics Association), è quella scienza che si occupa dell'interazione tra gli elementi di un sistema (umani e d'altro tipo) e la funzione per cui vengono progettati (nonché la teoria, i principi, i dati e i metodi che vengono applicati nella progettazione), allo scopo di migliorare la soddisfazione dell'utente e l'insieme delle prestazioni del sistema.
In pratica è quella scienza che si occupa dello studio dell'interazione tra individui e tecnologie.
Nel 1949 lo psicologo K. F. H. Murrell diede al termine "Ergonomia" il significato attuale .
Nel 1961 videro la luce l'Associazione Internazionale di Ergonomia (I.E.A., International Ergonomics Association) e la S.I.E. (Società Italiana di Ergonomia).
Nel 1993 viene costituita la Sezione territoriale Friuli Venezia Giulia della SIE

Il livello di ergonomia 

La qualità del rapporto tra l'utente e il mezzo utilizzato è determinata dal livello di ergonomia. Il requisito più importante per determinare questo livello è la sicurezza, seguito dall'adattabilità, l'usabilità, il comfort, la gradevolezza, la comprensibilità, e così via. 

Per valutare la qualità del rapporto tra una persona e la tecnologia utilizzata, gli ergonomi considerano il lavoro (attività) da svolgere e le richieste dell'utente, le attrezzature utilizzate (dimensioni, forma, disposizione), e le informazioni per il loro utilizzo. L'ergonomia si basa su molte discipline e scienze nello studio degli esseri umani e dei loro ambienti, tra cui antropometria, biomeccanica, ingegneria meccanica, ingegneria industriale, design industriale, chinesiologia, fisiologia e psicologia.

Un oggetto facilmente usabile e sicuro sarà molto ergonomico, un oggetto di utilizzo ostico che implica grande sforzo cognitivo sarà poco ergonomico. Fra i vari studi al fine di arrivare ad un'idonea ergonomia, quello della chinetosfera è fra i più rilevanti, al fine di calcolare gli spazi utili per la massima abilità dei movimenti dell'utente.

 

Obiettivi dell'ergonomia

  • Analisi degli effetti della tecnologia produttiva sull'uomo a livello di salute, di prestazione e di comportamento.
  • Progettazione di situazioni lavorative adeguate alle esigenze dell'attività ed alle capacità potenziali dell'operatore, al fine di evitare il logoramento fisico e mentale ed aumentare il rendimento.
  • Si pone come disciplina preventiva, avendo lo scopo di studiare come evitare l'insorgenza di effetti dannosi.

Campi di ricerca

  • Studio dell'uomo al lavoro (antropometria e biomeccanica, fatica fisica e mentale, meccanismi sensoriali e cognitivi).
  • Fattori ambientali (utensili, macchine, arredo, microclima, illuminazione, ambiente fisico in relazione al rumore).
  • Fattori psicologici (carico mentale, flusso d'informazioni da trattare, interazioni sociali, benessere organizzativo).

 

Applicazioni

L'ergonomia fisica è importante in campo medico, in particolare per gli individui ai quali sono state diagnosticati disturbi fisiologici o patologie come l'artrite (sia cronica e temporanea) o la sindrome del tunnel carpale. In questi soggetti, pressione anche insignificanti o impercettibili, possono essere molto dolorose, o rendere inutilizzabile un dispositivo. Molti prodotti dal design ergonomico sono anche utilizzati o raccomandati per trattare o prevenire tali disturbi, e per trattare la pressione legata al dolore cronico.

L'ergonomia sul posto di lavoro

Postazioni di lavoro ergonomiche forniscono un supporto per gli ambienti ad alta intensità di lavoro. Al di fuori della stessa disciplina, il termine 'ergonomia' è generalmente usato per riferirsi all'ergonomia fisica riferita al luogo di lavoro (come ad esempio sedie ergonomiche e tastiere). L'ergonomia sul posto di lavoro ha a che fare in gran parte con la sicurezza dei lavoratori, sia a lungo che a breve termine. Postazioni ergonomiche possono contribuire a ridurre i costi, migliorando la sicurezza, di conseguenza, questo ridurrebbe i soldi versati a titolo di risarcimento dei lavoratori. Attraverso l'ergonomia, i luoghi di lavoro possono essere progettati in modo che i lavoratori non debbano ricorrere a posture incongrue per il corpo, quindi l'industria potrebbe risparmiare miliardi di euro in risarcimento dei lavoratori.
Nei luoghi di lavoro si possono seguire due approcci, uno reattivo o uno preventivo, in sede di applicazione pratica dell'ergonomia. L'ergonomia reattiva è quando qualcosa deve essere stabilito con azioni correttive. L'ergonomia preventiva è il processo di ricerca di aree che potrebbero essere migliorate e che individua i problemi prima che diventino problemi di grandi dimensioni. Le problematiche possono essere preventivamente risolte mediante progettazione di apparecchiature, di attività o progettazione ambientale.
Il datore di lavoro è tenuto per legge (D. Lgs. 81/2008, Testo unico sulla sicurezza sul lavoro) alla valutazione del rischio per i lavoratori. Per quanto riguarda la movimentazione manuale dei carichi e per i compiti ripetitivi, il testo unico sulla sicurezza parla, nell'allegato XXXIII, delle norme tecniche ISO 11228-1, 11228-2, 11228-3, che rispettivamente indicano come si usano i metodi NIOSH, SNOOK e CIRIELLO ed OCRA. Queste metodologie permettono di verificare la presenza del rischio e quindi di procedere ad una riprogettazione della postazione di lavoro in modo tale da renderla più ergonomica e quindi di ridurre l'eventualità di malattie professionali.

L'ergonomia nella legislazione italiana

Nell'ambito delle attività lavorative il problema dell'ergonomia è considerato dalla legislazione italiana in relazione alla difesa della salute del lavoratore: l'articolo 15, lett. d) del D. Lgs. 81/2008 impone "il rispetto dei principi ergonomici nell'organizzazione del lavoro, nella concezione dei posti di lavoro, nella scelta delle attrezzature e nella definizione dei metodi di lavoro e produzione, in particolare al fine di ridurre gli effetti sulla salute del lavoro monotono e di quello ripetitivo"; ma ancor prima con il Decreto legislativo 626/1994 .